BANDIERENERE
Mario Consiglio
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15 06 - 15 09 2024
opening 15 06 2024. h:19
curated by Adalberto Abbate
Soundtrack by GNMR/ Gianmaria Coccoluto
Sabato 15 giugno, alle h 19:00, si inaugura a Spazio Rivoluzione l’esposizione personale di Mario Consiglio, a cura di Adalberto Abbate.
Le BANDIERE NERE di Mario Consiglio, spesse, materiche, danno forma alle frasi epidittiche di Davide Banda, a parole fendenti come lame, solo in apparenza addolcite dal labor limae del poeta. Sono slogan anarchici che raccontano le storture del contemporaneo, denunciando, senza inutili ipocrisie, quanto poco siamo disposti ad apprendere dagli errori del passato.
“Per favore poliziotto non uccidere mio figlio in questa giornata di sole” ci pone davanti al pensiero di una madre, abbandonata all’idea che suo figlio possa andare incontro a un destino impietoso, reso ancor più triste dal mancato compianto di una giornata di pioggia. Al dramma di una madre si sovrappone un’urgenza sociale, il ricordo di quelle migliaia di morti che ogni anno cadono nelle mani della polizia, non solo americana.
Il tratteggio morbido, quasi rassicurante, delle singole lettere quasi si scontra con la scelta di una tinta total black. Ma il colore nero, foriero di messaggi funesti, diventa anche vessillo di una libertà espressiva totale, di un pensiero che corre fuori dai binari. Sulle frasi incise, dense come bitume, la luce scorre come in stoffe mosse dal vento. Sono le ombre del nostro passato sul presente, macchie d’unto indelebili sulle nostre coscienze.
Nonostante alcune parole custodiscano un profondo senso di dolcezza, in queste epigrafi contemporanee c’è qualcosa di negativo, di lapidario, che riconosciamo d’istinto. Captiamo l’eco di una morsa ideologica perversa, degna del più cattivo impero, che ci trascina da un passato oscuro a un futuro oscurantista, da un fratello drone a un nemico drone.
In una storia fatta di orrori che si ripetono, infatti, dobbiamo metterci in guardia da noi stessi, evitare di cedere alle lusinghe di una dittatura piena di false certezze.
Mantenere i futuri promessi contiene in sé profonde speranze, ma ci parla al contempo di sconfitte continue e del fallimento delle precedenti generazioni che non hanno saputo costruire per le nuove.
Ma cosa è realmente il futuro? Per quanto si possa accedere al benessere, per quanto si riescano a raggiungere gli obiettivi sperati, per un singolo individuo il futuro è la morte. Il futuro, dunque, può definirsi tale solo nell’ambito di una coscienza civile, di un progetto di crescita comunitario.
Intrecciando immagine e testo, Mario Consiglio e Davide Banda, ci invitano a riflettere sul presente, su un periodo di lutto contrassegnato da guerre, carestie e promesse politiche fatte e mai mantenute. Nasce qui l’esigenza di ritornare ad opere di grande formato, a dimensioni da manifesto, in grado di scuotere anche gli animi più indolenti.
Le opere, totalmente realizzate a mano, senza l’ausilio di laser, si riconnettono ai primi lavori dell’artista; un’arte intrisa di cultura punk e underground in cui il nero è espressione estetica di un malessere generazionale.
Saturday 15 June, at 7pm, the personal exhibition of Mario Consiglio, curated by Adalberto Abbate, opens at Spazio Rivoluzione.
Thick and materic, Mario Consiglio's BANDIERENERE give form to Davide Banda's epideictic phrases, to words sharp as blades, only apparently softened by the poet's labor limae. They are anarchist slogans that tell the stories of contemporary distortions, denouncing, without useless hypocrisy, how little we are willing to learn from the mistakes of the past.
“Please cop don't kill my son on a sunny day" confronts us with the thought of a mother, abandoned to the idea that her son may meet a merciless fate, made even sadder by the lack of mourning of a rainy day. The drama of a mother is overlaid with a social urgency, the memory of the thousands of deaths that every year fall into the hands of the police, not only in the United States.
The soft, almost reassuring hatching of the individual letters almost clashes with the choice of the total black. But black, a color harbinger of grim messages, also becomes a banner of total freedom of expression, of a thought that runs off the rails. On the engraved phrases, dense as bitumen, the light flows as if on fabrics moved by the wind. They are the shadows of our past on the present, indelible grease stains on our conscience.
Although some words hold a deep sense of sweetness, in these contemporary epitaphs there is something negative, something lapidary, that we recognize instinctively. We capture the echo of a perverse ideological grip, worthy of the worst empire, that drags us from a dark past to an obscurantist future, from a drone brother to a drone enemy.
In a history made of repeating horrors, in fact, we must be on our guard against ourselves, avoiding giving in to the lure of a dictatorship full of false certainties.
Keeping the promised futures harbors deep hopes, but it also speaks to us of continuous defeats and the failure of previous generations who have not been able to build for the new ones.
But what is the future really? No matter how prosperous one may be, no matter how successful one may be in achieving one’s desired goals, for the individual the future is death. The future, therefore, can only be defined as such in the context of a civil consciousness, of a communal growth project.
Interweaving image and text, Mario Consiglio and Davide Banda invite us to reflect on the present, on a period of mourning marked by wars, famines and political promises made and never kept. Hence the need to return to large-format, poster-sized works, capable of shaking even the most indolent souls.
The works, entirely handmade, without the use of lasers, reconnect with the artist's early works; an art steeped in punk and underground culture in which black is the aesthetic expression of a generational malaise.
translated by Natalia Amatulli